domenica 29 marzo 2015

"A TUTTO GAS" (seconda parte) a cura di Aeroduck

Birkin era un autentico, viscerale amante della meccanica e della velocita'.  La sua straordinaria sensibilita' per il comportamento della vettura, l'apprensione per ogni minimo rumore anomalo della stessa ne faceva un tutt'uno con il mezzo.
"Io credo che l'auto (da corsa, ndr)abbia una vita propria..." dira' nella sua autobiografia "Full Throttle" ed ancora: "Piuttosto che essere un semplice uomo ed una macchina, siamo un' unica mente" . Intellettuale ed introverso, possedeva una aristocratica semplicita' che lo portava a passare la notte prima della gara coricato vicino alla vettura insieme ai meccanici, come "un drago a guardia di una principessa delle fiabe, svegliandomi ad ogni rumore". Tutto cio' non gli impediva poi di trascorrere serate in smoking con l'amico di volante Babe Barnato, ambedue rincuorati da champagne e belle signore. Pilota nevrile, stabili' alcuni importanti record di velocita' a Brooklands con la sua Bentley "Blower" monoposto, verniciata in rossso demonio e soprannominata "The Brooklands Battleship". Per ottenere i tempi migliori si costringeva a prendere la corda delle curve tenendo le ruote a pochi pollici oltre l'asfalto, rischiando ogni volta la vita. Il suo fisico, minato da attacchi di malaria contratta in Palestina quando era tenente della RAF, lo sosteneva solamente perche' stimolato tenacemente dalla passione della corsa.Nel 1931, insieme a Lord Howe, vinse la 24 Ore di Le Mans su Alfa Romeo otto cilindri, auto che Tim considerava a ragione stupenda; rimase pero' un filo perplesso quando dopo la premiazione ricevette un telegramma di Mussolini il quale si congratulava con i due piloti inglesi per il successo ottenuto per l'Italia...Grande estimatore di Nuvolari ("corre a velocita' terrificanti") ,ebbe modo di conoscere tutti i protagonisti dell'automobilismo sportivo del tempo, inclusi Ferrari e Jano. E proprio con Nuvolari ebbe a che fare nel Gran Premio di Tripoli del 1933.Con la nuova Maserati 3 litri rimase in testa davanti al mantovano per quattro giri per poi concludere la gara in quarta posizione; ma non immaginava che quella sarebbe stata la sua ultima corsa.Infatti durante un rifornimento, nella concitazione del momento , si ustiono' un braccio sul tubo di scarico rovente.Incidenti di questo tipo erano frequenti per via delle altissime temperature con cui queste parti della vettura arrivavano agli stands delle squadre, tant'e' vero che i meccanici Bentley a Le Mans avevano l'ordine di raffreddare gli scarichi con abbondanti getti d'acqua, avendo gia' sperimentato sulla loro pelle cosa significava spargere il  carburante fuori dai bocchettoni.Tim non fece caso alla ferita, sembra che questa si sia complicata nei giorni seguenti ed in tempi in cui gli antibiotici erano lontani a venire le infezioni potevano diffondersi fino a risultare fatali. Sir Henry Birkin moriva cosi' il mese dopo, il 22 Giugno 1933 , a 36 anni,in un ospedale di Londra.Il necrologio del "Manchester Guardian" cosi' concludeva: "Verra' ricordato a lungo come uno dei piu' audaci, brillanti, sportivi piloti da corsa". Fine
                                                                                                                  
                                                                                                             

mercoledì 25 marzo 2015

Altro che Uber! Guardate qui.... F1 Taxi

In queste settimane si è parlato moltissimo a  proposito di Uber, la contestatissima app che permette a chiunque abbia la patente e un veicolo di poter dare passaggi a pagamento. Chissa'  che cosa direbbero i gia' esasperati tassisti milanesi o romani se vedessero accanto a loro simili spettacoli?
Monoposto? e chi l' ha detto? Se serve c' è posto anche per tre!!!

Nella foto, vediamo un preoccupato Bonnier fare da tassista a Ireland e  Ghinter... se ne sarà gia' pentito?


       Qui invece siamo a Montecarlo, nel 1967. Persino l' impeccabile, aristocratico, Graham Hill accetta il ruolo di "tassista di piazza" aiutando Jo Siffert, rimasto a secco con la sua monoposto.


Chiudiamo la nostra carrellata con Denny Hulme che durante le prove del Gp di Germania al Nurbugring (si, proprio quello lungo 23 km!) nel 1967 da' un passaggio al suo compagno di squadra Brabham, che pur non essendo esattamente filiforme come la modella Twiggy, spingi tu che spingo io, il suo posticino l' ha trovato.

domenica 22 marzo 2015

Milano Autoclassica 2015: Ci siamo stati e... ve la raccontiamo!


Eccoci di ritorno dalla quarta edizione di Milano Autoclassica! Con ancora negli occhi tante immagini e suoni vi raccontiamo a tamburo battente le nostre sensazioni. Anche quest'anno la manifestazione milanese ha confermato il suo status di evento imprescindibile per ogni appassionato del settore. Grazie alla professionalita' della societa' Orgacom, organizzatrice dell' evento, case d'asta e  molti marchi prestigiosi hanno potuto esporre auto di ottima qualita': gia nel padiglione d' ingresso si potevano ammirare splendide Ferrari che hanno fatto la storia, in eccellente stato di consevazione come la Ferrari 275 Gtb berlinetta in foto.

Splendide auto dicevamo, ma, va da se', altrettanto splendide ragazze presenti un' po' in tutti gli stand, come potete constatare......

 Comprensibilmente distratti da tale spettacolo non ci dimentichiamo però di notare la presenza nello stand Fiat della nuova versione in serie limitata della "500", la '57 Vintage, molto riuscita e gradevole: ci hanno colpito particolarmente i bellissimi cerchi da nuovo design che richiamano quelli della sua progenitrice nata in quel fatidico 1957.

Per chi, come il sottoscritto, è cresciuto a "pane e rally", è stata un' autentica gioia poter ammirare e fotografare dal vivo a pochi passi la regina per eccellenza di questa specialita', la Lancia Stratos gr4 nella livrea Alitalia.
Altro settore da sempre molto ben curato è il padiglione dedicato ai ricambi e al modellismo, dove, cercando con attenzione, si poteva trovare ad un prezzo ragionevole, il modello mancante.
E cosi', dopo essere stati tentati da auto molto particolari, come questa Datsun Fairlady spider(ma i pezzi di ricambio esisteranno ancora?)
ci rechiamo agli stand dei diversi club presenti, tutti molto curati e con auto veramente interessanti. Di particolare rilievo lo spazio del MAMS, presente fin dalla prima edizione,  ove abbiamo potuto ammirare, tra le altre,una splendida Aurelia B20.
Uno spettacolo nel complesso elegante, ben condotto, con tutto il comfort possibile per il visitatore che non si trova mai costretto a sgomitare per godere della propria passione, in un clima amichevole e rilassato.
In ultimo, divertenti le esibizioni sul circuito esterno, ma che dolore vedere sabato quella bella Lotus arrampicarsi sul cemento...! 

DACCI OGGI IL NOSTRO PERICOLO QUOTIDIANO...

A Milano ci sono tanti modi per provare il brivido del rischio. Uno dei piu' diffusi consiste nell'utilizzare alcune piste ciclabili (cosi' le chiamano): e' un'azione del tutto legale, anzi incentivata dal Comune a cui sta a cuore la salute dei cittadini contribuenti.Fa tanto bene fare moto in bici (oops, scusate...)respirare aria buona, eccetera.Ma torniamo al nostro ciclista avventuroso: dal congestionato piazzale delle Milizie vuole percorrere la "pista ciclabile" che lo portera' in viale Cassala.Non esiste alcuna separazione che lo protegga dal traffico che  sfila a gran velocita' alla sua sinistra: la sua incolumita' e' affidata al potere scaramantico delle striscie gialle di demarcazione, forse la vernice con cui sono state tracciate e' stata a suo tempo benedetta in Duomo dall'Arcivescovo, mentre
il buon San Cristoforo, la cui chiesetta si intravede sulla destra, nulla puo' se non tentare di evitare agli automobilisti una denuncia per omicidio colposo nei confronti del velocipedista.Il quale nel contempo deve guardarsi dalle vetture che dalla sottostante alzaia pretendono di immettersi sul viale, sti prepotenti!
Ma gia' il nostro ha davanti la discesa che in pochi metri lo portera' nel nulla, cioe' sul Cassala destinato al traffico globale, perche' la pista-non vogliamo sapere quanto ci e' costata-e' lunga poche centinaia di metri e sul piu' bello finisce, lasciando il malcapitato che la percorre per la prima volta basito.E allora una bella boccata d'aria e giu' a rotta di collo mentre il solito motociclista, drogato dalla quantita' di piste milanesi a lui permesse e dalla piu' completa impunita', equivocando sulla natura della "ciclabile", la percorre superando il ciclista ad almeno novanta all'ora. Che bei momenti, che emozioni! Se poi piove o fa buio o tutt'e due le cose, il nostro ciclista, se e' veramente tosto, sfoggia abiti scuri e non utilizza lampadine di alcun genere, diventando cosi' pressapoco invisibile, come alcuni supereroi, agli sciagurati automobilisti che pretendono  con caparbieta' di svoltare a destra, operazione che va condotta per forza di cose  intersecando la mitica pista.Dalla parte opposta del viale identiche linee gialle delimitano la ciclabile gemella, gravida di minori emozioni se non per le auto che la tagliano di netto in stile parabolica di Monza per entrare in via Tortona: non vale la pena di percorrerla, a meno che non siate dei fifoni matricolati.Chiudiamo con una riflessione:perche' i Vigili Urbani milanesi ciclomontati non utilizzano come negli altri Paesi il casco?Dovrebbe essere obbligatorio, come le scarpe antinfortunistiche per alcuni operai.
Senza buoni esempi non esistono buoni cittadini!

domenica 15 marzo 2015

Y10 Autobianchi: i 30 anni dell' auto che "piace alla gente che piace"

Marzo 1985, Salone di Ginevra. L' Autobianchi risponde alle nuove necessita' del pubblico automobilistico degli anni '80 presentando l' Y10, che ha il difficile compito di sostituire l' A112, colonna portante del marchio da piu' di un decennio. Subito si intuisce il carattere innovativo e personale della nuova vettura: per la prima volta un prodotto destinato ad occupare la fascia di mercato delle utilitarie appare anche chic tanto che infatti avra' un apprezzamento trasversale, così da poter essere definita una delle prime auto veramente unisex. Le ragioni di tale successo sono da ricercarsi soprattutto nella linea elegante e innovativa, con il segno distintivo del portellone in materiale plastico nero in contrasto coi colori della carrozzeria, nell' ampia vetratura e negli interni molto curati e spaziosi. Da subito,sulla base  della prima serie, vengono realizzate versioni speciali "vestite" da stilisti italiani celeberrimi, tra cui Ottavio Missoni (serie speciale Missoni, in foto) oppure Ermenegildo Zegna.



Per un' auto cosi' al di fuori degli schemi, anche l' aspetto pubblicitario venne curato nei minimi dettagli. Il primissimo spot datato 1985, sottolinea il carattere innovativo della Y10 con il famoso slogan "La citta' del futuro". Un robot dalle fattezze sexy di una pin up si lascia sedurre dalle linee e dal carattere della nuova vettura venuta dal futuro.

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=ZSGjaWO7p5o
 
 Verso la fine degli anni 80, in corrispondenza di un leggero restyling
(fari posteriori, indicatori di direzione bianchi e nuova mascherina)
viene coniato lo slogan che meglio di tutti identifichera' la vettura: "piace alla gente che piace". Negli spot, la Y10 viene affiancata a volti noti della televisione, dello sport e della moda (tra gli altri Ruud Gullit, Missoni e Dalila di Lazzaro) per sottolineare il fascino esercitato su persone abituate loro stesse ad affascinare.

 https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=kKs-ZD1-yH0

La Y10 verra' prodotta per 10 anni in tre serie, restando pero' di base la stessa: gli stilemi che la caratterizzano non verranno mai stravolti (nella terza serie la modifica piu' rilevante riguarderà il portellone in tinta con la carrozzeria oppure decorato con disegni geometrici, come nella versione "Igloo")
La vettura verra' esportata in tutta Europa,(ma,curiosamente, sotto il marchio Lancia) e conoscerà anche fuori dai confini nazionali un' ottimo risultato in termini di vendite. L' eredita' della Y 10 verra' raccolta nel 1996  dalla Y, che riproporra'in chiave piu' moderna i concetti stilistici che caratterizzarono la sua progenitrice.

domenica 8 marzo 2015

Sono buchi...ma non di groviera!

Le pericolose buche dell'asfalto milanese ci minacciano ormai da cosi' tanto tempo che abbiamo imparato a conviverci, in una sorta di darwiniana selezione della specie. Questo non vuol dire affatto che ci siamo rassegnati allo stato delle cose. Continuiamo tutti a protestare, insieme alle testate giornalistiche specializzate: se al Comune arriveranno sempre piu' richieste di risarcimenti e questi ultimi verranno adeguatamente corrisposti, forse  i nostri amministratori cambieranno atteggiamento.
Lasciamo ora da parte gli eventuali danni meccanici e  parliamo di quelli piu' seri, cioe' quelli alla nostra persona. In caso di caduta a piedi, in moto o in bici  su buche, fenditure, tombini dissestati, dobbiamo agire con le seguenti modalita', ovviamente aiutati dai presenti: 1) recarci al Pronto Soccorso entro 24 ore per gli accertamenti medici ed il  conseguente referto; 2) chiamare la Polizia Municipale per i rilievi dell'asfalto; 3) contattare i testimoni del fatto-almeno due!- 4) eseguire chiare fotografie della buca e del luogo; 5) consultare uno studio legale che ci assistera' per la richiesta di risarcimento. Infatti quest'ultimo sara' perfettamente adeguato ai danni subiti solo se sostenuto dall'esperienza di un professionista.
Attenzione, pero'! Scegliete  bene  a chi affidarvi. Infatti, se avrete raccolto in maniera completa da bravi ragazzi tutti gli elementi precedenti, le spese da sostenere saranno solo quelle della visita medico legale (anch'essa rimborsata nel risarcimento). Esistono infatti avvocati specializzati il cui intero onorario verrà corrisposto direttamente dalle Compagnie di Assicurazione una volta che sarete stati rimborsati. Infine tenete presente che avete ben 5 anni di tempo per la vostra richiesta.



                

martedì 3 marzo 2015

Lancia Stratos Marlboro Martoys 1:24 (1975-1986) cod. 0108


La seconda puntata della rubrica di approfondimento "modelli sotto la lente" è dedicata ad un modello tra i piu' longevi della produzione Bburago 1:24. Stiamo parlando della Lancia Stratos gr.4, la migliore vettura da rally degli anni 70, ancora oggi venerata come un' icona dello sport motoristico. Per piu' di dieci anni, prima sotto il marchio Martoys e successivamente dal 1976 sotto il marchio Bburago sono state prodotte numerose versioni di tale modello, con livree a volte molto fedeli alla realta' e a volte di fantasia (vedi la versione stradale con doppia striscia centrale bianca,che attraversa tutta la vettura). Nella foto potete vedere un buon numero di versioni, appartenenti alla collezione privata dell' autore di questo blog.



Analizziamo ora la versione capostipite, ovvero la Marlboro, prodotta inizialmente dal 1974 al 1975 sotto il marchio Martoys.
La pubblicita' qui riprodotta, tratta da un "Topolino" del 1975, in bianco e nero, presentava ai bambini in modo semplice ma elegante il modello appena prodotto.  

"Lancia Stratos campione del mondo". La mitica ditta brianzola non aveva perso tempo e a tamburo battente ecco arrivare, contemporaneamente al primo iride mondiale della "bète a gagner", il suo modello in scala in tutti i negozi di giocattoli. Notiamo subito, tra gli aspetti positivi di questo modello la livrea pressochè fedele alla controparte reale, tranne che per lo specchio di coda e la parte anteriore inferiore del modello, rossa nella riproduzione, ma di colore bianco nella realta'. Le aperture sono tre: le due porte e il bellissimo cofano motore, che rivela il V6 di origine Ferrari.
 Venendo ora alle note dolenti di tale modello, possiamo notare come la linea non sia stata adeguatamente colta: il modello appare decisamente troppo largo e tozzo rispetto alla vettura reale, come si evince dalla foto sottostante della vettura reale di Munari al RAC 1974.
Questo perchè la Bburago, da sempre in rivalita' con la Polistil, brucio' le tappe per anticipare la concorrenza, basandosi su foto che ritraevano prototipi della Stratos in fase di collaudo. La discrepanza maggiore tra realtà e riproduzione si riscontra nel posteriore, dove tutte quelle prese d' aria circolari furono poi abbandonate nella vettura reale. 


In conclusione possiamo dare un giudizio comunque positivo per questa realizzazione, soprattutto considerando che all' epoca, in tale scala è stata la prima riproduzione in assoluto e ancora oggi conserva un aura di fascino dovuta alla simultaneita' temporale di apparizione con l'originale.